L'ANALISI
11 Aprile 2020 - 08:04
CREMONA (11 aprile 2020) - Si pensa alla fase due ma si sta ancora vivendo e metabolizzando la numero uno, nella quale si è impantanati. Tra i commercianti di Cremona, dove già la crisi dei negozi era pressante, ogni giorno di chiusura significa un doloroso passo verso l’ignoto. Perché al netto dei conti economici, che pure pesano sui bilanci di piccole attività che reggono famiglie intere, quello che spaventa è l’incertezza di come sarà il dopo. Giudicate poche e lacunose le misure di sostegno finanziario adottate, scarse le indicazioni su come ci si dovrà comportare, si attende come una manna la ripresa. Nel frattempo, si sopravvive. C’è chi ha abbassato la saracinesca il 10 marzo, quando il dispositivo governativo ha decretato la chiusura a tappeto delle attività non essenziali; chi ha spento le luci giorni prima per scelta, facendosi carico di un’enorme responsabilità: il bene comune.
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