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EMERGENZA SANITARIA

Coronavirus, "Noi farmacisti in prima linea"

La riflessione di Erica Denti sulla sua professione che riveste un ruolo insostituibile ai tempi, e non solo, del Covid-19

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

23 Marzo 2020 - 15:46

Coronavirus, "Noi farmacisti in prima linea"

La farmacista Erica Denti

CREMA (23 marzo 2020) - "Non è mia abitudine scrivere ne cercare compatimento, questa volta è diverso. Mi trovo la sera a riflettere sulla giornata appena conclusa, pensando a questo periodo surreale durante il quale non è facile gestire le mie emozioni ma soprattutto quelle degli altri. Sono una farmacista". Inizia così la lettera inviata al giornale La Provincia dalla farmacista Erica Denti di Crema. Una breve riflessione sulla sua professione (fondamentale e insostituibile) ai tempi del Coronavirus.

"Il mio lavoro è sempre stato una missione, mi piace proprio essere farmacista... già all’età di 6 anni sognavo di esserlo, di essere utile a chi ne ha bisogno. Come tutte le professioni che hanno a che fare con la salute delle persone, ci devi mettere il cuore se vuoi farlo bene. Purtroppo, però il farmacista è una categoria a metà, poco e mal identificata...(specialmente se donna, che non sarà mai chiamata dottoressa) questo fatto non l’ho mai capito: inserito nella categoria ‘commercio’ ma a tutti gli effetti un operatore di salute, siamo nell’era della Farmacia dei servizi e la salute va tutelata non si tratta di vendere e basta.
Il farmacista uomo: il dottore, e la farmacista donna devono mettere a disposizione delle persone tutte le loro competenze professionali e personali, di ascolto e di servizio senza mai esitare. In questo periodo difficilissimo durante il quale questa inaspettata pandemia sta distruggendo famiglie, quartieri e l’intera regione e nazione il farmacista è in prima linea. Il farmacista c’è, si perché gli ospedali sono al collasso, i pronto soccorso da evitare se possibile, la maggior parte dei medici lavorano al telefono e comunque limitano le visite quindi tutte le persone con tosse, raffreddore, mal di gola, a volte anche la febbre, panico e ansia si rivolgono proprio a noi farmacisti. I farmacisti che non vengono mai menzionati, quelli che lavorano senza se e ma, che non devono ammalarsi, quelli che non hanno ancora visto arrivare una mascherina per lavorare in sicurezza, quelli che fanno 12 ore filate per non venire meno al servizio ai cittadini anche quando la farmacia ha meno colleghi presenti, quelli che hanno figli da accudire a casa ma trovano aiuti per garantire la presenza in farmacia in prima linea perché questo è il momento di servire la cittadinanza".

E poi: "Siamo esposti al contagio, basti pensare a quante persone transitano in una farmacia: anche fino ai 500 accessi, ma lo spirito non cambia (adottando tutte le misure per il contenimento dell’epidemia, recuperando mascherine ove possibile, insegnando ai clienti le regole) e la sera si rientra alle 20 distrutti nella speranza di non essere entrati in contatto con questo insidioso virus per non contagiare chi ci aspetta a casa a braccia aperte. Se una farmacia chiudesse causa Covit-19, e poi un’altra e un’altra ancora cosa succederebbe? Nessuno se lo chiede? Non ci serve essere chiamati eroi, ma serve almeno un poco di riconoscenza. Spesso subiamo vessazioni e a volte questa maleducazione è quella che ci toglie il fiato...non la meritiamo. Se non consegnano le mascherine da vendere siamo bugiardi perché avendole ordinate dobbiamo garantirle e chi se ne importa se non ne abbiamo manco per noi, se le abbiamo e le vendiamo siamo ladri perché prima costavano meno peccato che nostra volontà non è arricchirci vendendo mascherine a prezzi differenti, se stanchi ed esausti perché con l’unica mascherina che abbiamo e che stiamo usando da troppi giorni ci fermiamo a bere un bicchiere d’acqua per prendere il respiro ci danno dei fannulloni...questo non è giusto".

Categoria dunque in prima linea: "Siamo in prima linea, ci rimaniamo a testa alta. Nessuno si domanda: senza farmacisti dove andremmo a rifornirci dei medicinali che ci servono, a chi ci si rivolgerebbe per le emergenze quando i medici non ci sono, chi ci ascolterebbe quando abbiamo dubbi o solo per avere una parola di conforto? Direi che ci è dovuto almeno un po’ di rispetto perché il nostro lavoro non lo facciamo per arricchirci (da vedere lo stipendio di un farmacista, contratto scaduto da quasi un decennio) ma per passione, superando paure e stanchezza e rischiando anche un po’. 

Un grazie ed il mio rispetto vanno anche a tutte le altre professioni sanitarie e non che ogni giorno instancabilmente lottano per vedere la fine di questo duro periodo con l’augurio di uscirne a testa alta ricordandoci quanto abbiamo fatto tutti insieme".

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