L'ANALISI
23 Febbraio 2020 - 07:26
Il tribunale di Cremona
CREMONA (22 febbraio 2020) - Per cinque anni ha stalkizzato i vicini di casa. Lo ha stabilito il giudice che ha condannato a 2 anni e tre mesi di reclusione, 15 mesi in più rispetto alla richiesta del pm, un cremonese che abita in una villetta a schiera in periferia. E' stato inoltre condannato a risarcire i danni ai vicini: il giudice ha fissato una provvisionale di ottomila euro.
È la storia di una guerra cominciata per colpa dei tappi in plastica che Marco buttava nel giardino dei vicini di casa. Era il 2014. Sino ad allora, Marco e Giuseppe erano in buoni rapporti di lavoro e di amicizia: colleghi all’ex raffineria Tamoil, Marco spesso chiedeva consigli a Giuseppe. E Giuseppe glieli dava volentieri. Poi, un giorno Giuseppe lo ha rimproverato: «Smettila di buttarmi i tappi delle bottiglie che mi si incastrano sotto il taglia erba». E da lì, è cominciato l’incubo. «Io ho paura, sono sincera. Mi aspetto di tutto», aveva detto al processo la donna, con il marito parte civile attraverso l’avvocato Gianpietro Brozzoni. E a sentir lei, questi cinque anni sarebbero stati un inferno. Perché dopo la tirata d’orecchi sui tappi lanciati in giardino, Marco non avrebbe mai perso occasione per fare dispetti: piccole e grandi vendette. Dagli insulti a Claudia — «Befana, nutria di m...», alle «minacce di morte», dal «vi voglio vedere al cimitero, vi venga un tumore», al «pedofilo» a Giuseppe. Ogni volta che marito e moglie rincasavano, il vicino era lì ad infastidirli. Claudia ha raccontato del clacson «che suonava ogni volta che lui tornava a casa per dirci: ‘Sono arrivato’», all’asse, in bagno, sbattuto con violenza nel cuore della notte».
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