L'ANALISI
01 Febbraio 2020 - 08:27
CREMONA (1 febbraio 2020) - Primo giorno del Regno Unito ufficialmente fuori dall’Unione Europea (anche se il completamento della procedura richiederà altro tempo) dopo 47 anni di un matrimonio nel quale oltre Manica non hanno mai creduto fino in fondo. Dalla mezzanotte scorsa si apre a tutti gli effetti una nuova era, zeppa di incognite e rischi, oltre che di opportunità destinate probabilmente a crescere lungo nuovi assetti e partnership internazionali.
Il mondo di ieri si ridisegna anche a partire da qui, e intanto sono in molti a chiedersi cosa potrà succedere davvero: dalla politica all’economia, dalle opportunità di formazione a quelle occupazionali.
Un tema che fa discutere anche Cremona e i cremonesi che da tempo vivono a lavorano nella capitale inglese o nel Regno Unito. Il punto di partenza è dato comunque dal valore dell’interscambio commerciale fra le imprese del territorio provinciale e l’Uk. Con le importazioni sopra quota 35 milioni e 700 mila euro nei primi nove mesi dello scorso anno (ultimo dato disponibile), e le esportazioni di poco sotto i 119 milioni.
Dati che appaiono in contrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: circa diciotto milioni persi sia sul fronte dell’export che nelle importazioni. E la preoccupazione, neppure troppo velata, che almeno nel breve periodo il contraccolpo si faccia sentire esigendo un prezzo ancora più pesante. Specie a danno delle piccolissime e piccole imprese, che nei rapporti commerciali con l’estero trovano non di rado uno spazio di sopravvivenza. Metterlo in discussione potrebbe avere conseguenze difficili da fronteggiare.
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