L'ANALISI
27 Gennaio 2020 - 20:46
CREMONA (27 gennaio 2020) - Dice di non essere social. «Non sono su Facebook e nemmeno su Instagram». E di non aver mai studiato informatica. In materia, ha definito il suo livello di conoscenza «nella media». Ma l’informatica la masticherebbe benissimo, almeno per la Procura che gli contesta di aver hackerato qualcosa come 650 siti, tra cui quello del tribunale di Milano, la cui home page era stata sostituita con la foto di Anonymous, e quello della polizia penitenziaria. Un danneggiamento di siti istituzionali, per il quale rischia fino a 8 anni di carcere lui che di condanne «per casi analoghi» ne ha accumulate un po’ e da circa un anno le sta scontando a Cà del Ferro. Accusato di introduzione abusiva nei siti e danneggiamento a sistemi informatici, giura di non essere un hacker. «Assolutamente no: io non ho iniettato il virus Malware, io non ho hackerato il tribunale di Milano». All’anagrafe Simone Barca, cremonese, 34 anni, per navigare nella galassia virtuale si era scelto molti nickname, come Seph. Aveva un solo computer, la polizia postale di Milano gliel’ha sequestrato il 25 giugno del 2013 e da allora il suo pc non lo ha più avuto tra le mani. In aula si tornerà il 30 marzo prossimo.
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