CALCIO
20 Dicembre 2019 - 21:12
CREMONA (20 dicembre 2019) - Si è detto «dispiaciuto di essere qui con la mia famiglia». Ha spiegato di «non avercela con loro», i vicini di casa che quattro anni fa, nel garage hanno messo su un allevamento di cocorite, più di 200 pappagallini che «cinguettano dall’alba alla sera, accompagnati dalla musica di una radio, un rumore assordante e poi gli odori nauseabondi». Piuttosto, toccava «all’amministrazione comunale fare qualcosa». Ovvero, non consentire l’allevamento lì, in zona residenziale, e farlo spostare. Perché, poi, «chiudiamo tutto e stringiamoci le mani». Per ora, di chiuso non c’è niente. Anzi. C’è un processo. Si è aperto oggi e nasce dalla querela presentata, «dopo due anni di esasperazione», il 12 febbraio del 2017, da Luciano Ghidini, la moglie Elisabetta ed il figlio Andrea, parti civili con l’avvocato Massimiliano Cortellazzi, contro i vicini di casa, Rudi ed Elisa Casella, loro difesi dall’avvocato Roberto Guareschi. Tutta «colpa» dell’allevamento di cocorite nel garage dei Casella, che confina con la loro villetta a schiera, in via Falcone, a Malagnino. «Io e la mia famiglia non siamo qui a dire che maltrattano i pappagallini. Anzi, li trattano benissimo». Ma «siamo qui, perché la situazione è insostenibile». Al pm Davide Rocco e al giudice, Ghidini parla di «rumori», «odori» e «vergogna». Il caso cocorite tornerà in aula il 14 febbraio prossimo. Quel giorno, i Casella si difenderanno.
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