L'ANALISI
02 Dicembre 2019 - 07:45
L'ospedale maggiore di Cremona
CREMONA (2 dicembre 2019) - «La situazione in ospedale è drammatica. Stanno distruggendo tutto». Tra indiscrezioni che si inseguono e allarmi inascoltati da Regione Lombardia e dalla direzione strategica dell’Asst, l’ospedale di Cremona si preparerebbe ad altre clamorose e incomprensibili chiusure. Nel mirino dei vertici regionali o aziendali ora sarebbe finita la Medicina d’Urgenza guidata da Antonio Cuzzoli, attesa a breve da una radicale e ad ora non meglio precisata trasformazione. Tra i corridoi dell’ospedale la voce gira da tempo, trovando informali — ma non per questo meno autorevoli — conferme. I tempi di attuazione del provvedimento sarebbero piuttosto brevi, in un clima nel quale sembra ulteriormente accentuarsi la spaccatura tra direzione strategica e responsabili delle unità operative.
Medicina d’Urgenza a forte rischio, dunque; nonostante si tratti di una realtà di eccellenza che ha visto proprio nell’ospedale di Cremona uno dei pionieri a livello regionale. Copiata anche altrove, con un ritmo di ricoveri, trattamenti e dimissioni annuale pari ad almeno un migliaio di persone; a tutto vantaggio dei reparti per acuti che vengono così sgravati da molto lavoro e si trovano nelle condizioni di ottimizzare la loro attività.
I rumors di Medicina d’Urgenza danno Cuzzoli seriamente tentato dall’idea di lasciare; mentre da ieri è in pensione il genetista Pietro Cavalli e dal primo gennaio concluderà il suo servizio in viale Concordia — a 62 anni — il primario di Chirurgia Mario Martinotti, secondo quanto già annunciato da tempo. Ma l’emorragia non sarebbe comunque finita. Potrebbe riguardare anche il primario di Anestesia Vinicio Danzi, arrivato a Cremona da Verona nel 2017. Ancora più surreale sarebbe — sempre secondo ricorrenti indiscrezioni — la situazione che sembra profilarsi in Ortopedia. Con il neo primario Erika Maria Viola che starebbe già pensando a fare le valigie a meno di quattro mesi dal suo insediamento. Era arrivata da Lodi, come il direttore generale Giuseppe Rossi, preceduta dalla reggenza di Stefano Caprioli dopo il traumatico e inatteso addio — a metà giugno — di Piero Budassi e di altri quattro specialisti. E la storia potrebbe ripetersi.
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