CALCIO
15 Novembre 2019 - 19:05
CREMONA (15 novembre 2019) - Società canottieri di fatto commissariata, 400 mila euro del buco di bilancio a carico del Dopo Lavoro Ferroviario contro i 100 mila che verranno stanziati da Roma a fondo perduto, nessuna ripercussione economica sui soci, legali al lavoro per capire fino in fondo cosa è successo e - soprattutto - come è potuto succedere. Con riserva di assumere i provvedimenti del caso. Guanto di velluto ma pugno di ferro dei vertici nazionali del Dlf, che stamattina - presso la sede cremonese di via Bergamo - hanno annunciato i provvedimenti decisi dopo l'esplosione del caso Cremona: cinquencentomila euro di differenza fra entrate ed uscite che hanno portato la storica società cremonese sull'orlo del fallimento.
La canottieri verrà scorporata dal Dopo Lavoro Ferroviario e posta in carico ad una società sportiva dilettantistica che verrà istituita dal nazionale: sede legale e ‘governance’ cremonesi - nel board verranno coinvolti anche i soci frequentatori - ma costante controllo nazionale perché altri ‘deragliamenti’ non sarebbero tollerati. La società sarà operativa dal primo gennaio prossimo, partirà ‘pulita’ e senza debiti. «Nei confronti dei soci non ci saranno ripercussioni economiche di sorta, dunque nessun aumento delle quote associative per rimediare a quanto - con tutta evidenza - non è dipeso da loro».
I debiti, però, rimarranno esclusivamente a carico del Dopo Lavoro Ferroviario. Il nazionale anticiperà 200.000 euro necessari a pagare i fornitori, ad evitare duri contraccolpi sui dipendenti ed a tranquillizzare le banche che avevano chiuso i rubinetti del credito. Solo 100.000, però, saranno a fondo perduto. Gli altri 100.000 dovranno essere restituiti da Cremona nel giro di 10 anni. E sempre il Dlf cremonese dovrà provvedere ai restanti 300.000 euro, ricorrendo secondo modalità e tempistiche da concordare ai proventi della sua gestione caratteristica (attività ricreativa, turistica e culturale). Soldi che da qualche parte andranno trovati, e sembra difficile che soci e ‘clienti’ del Dlf non vengano chiamati in causa.
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