L'ANALISI
12 Luglio 2019 - 08:20
CREMONA (12 luglio 2019) - Anche ieri, come ieri l’altro e martedì, treni soppressi e ritardi in serie su tutte le linee che servono il Cremonese: disagi lungo la tratta per Milano quanto sulla direttrice per Brescia e sulla Treviglio. Tutti disservizi simili. E ugualmente imputabili, stando almeno alla ricostruzione che accomuna pendolari e sindacati, alla direttiva di Trenord che, «per ragioni di sicurezza», obbliga il personale viaggiante a percorrere a piedi il chilometro che separa il deposito locomotive di via San Francesco d’Assisi dalla stazione, attraverso un percorso che si snoda fra via Filzi e il sottopasso ciclo pedonale per poi sbucare in piazza Risorgimento e da qui al presidio di via Dante. Conseguenza diretta: se prima il tragitto era costituito da soli 80 metri di passerella interna che portavano dal ricovero mezzi ai binari in pochi minuti, ora gli operatori impiegano tra i dieci minuti e il quarto d’ora. Conseguenza indiretta: partenze dei convogli ritardate mediamente di quasi mezz’ora.
Ed è proprio su quella scelta e sulle sue ripercussioni su tempi di viaggio e utenza che si sta accendendo uno scontro senza esclusione di colpi fra la società che gestisce il servizio ferroviario e le organizzazioni sindacali, ovviamente spalleggiate dai comitati che tutelano i passeggeri.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris