L'ANALISI
11 Luglio 2019 - 08:20
I carabinieri in piazza Marconi, uno dei luoghi scelti dai bulli per affrontarsi nelle risse
CREMONA (11 luglio 2019) - Le minacce sono 4.0, nel senso che vengono avanzate sulla chat di Whatsapp. Ma sanno di avvertimento mafioso vecchio stampo: «Datemi i soldi perché altrimenti chiamo gente pericolosa e vi potrebbero capitare cose non belle, cose davvero molto brutte». E ancora: «Fate saltare fuori i soldi subito, che altrimenti finisce male, finisce che vi ammazziamo di botte». Eccole, le intimidazioni rivolte dai baby bulli ai ragazzi della prima dell’Itis Torriani ricattati. E fanno impressione, per il tono che esprimono, anche solo a leggerle, così come compaiono nelle sei pagine dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare in regime di detenzione domiciliare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni di Brescia, Francesca Caprioli. Si tratta degli atti di accusa a carico di tre dei sette ragazzini terribili arrestati nell’ambito dell’inchiesta Cremona dissing, nello specifico studenti di 15, 16 e 17 anni, nati e residenti a Cremona ma di origini maghrebine, che all’autorità giudiziaria dovranno rispondere di ‘tentata estorsione aggravata in concorso’.
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