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Caso Minias, «Anche altri potevano entrare nello spogliatoio della Cremo»

La motivazione dell'assoluzione di Paoloni. Molto soddisfatto l'avvocato Curati: «Ritrovato nella sentenza il percorso logico e giuridico presentato dalla difesa in tutti questi anni»

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

09 Luglio 2019 - 16:39

Caso Minias, «Anche altri potevano entrare nello spogliatoio della Cremo»

Il tribunale di Cremona

CREMONA (9 luglio 2019) - Domenica 14 novembre 2010, allo stazio Zini si gioca Cremonese-Paganese, la partita di Lega Pro finita 2-0. Soprattutto, la partita che dieci anni fa ha dato la stura alla maxi indagine sul calcioscommesse. Quella domenica, nello spogliatoio ci sono le bottigliette d’acqua - aperte e incustodite - dalle quali i calciatori grigiorossi si dissetano. E nelle quali, per l’accusa, è stato sciolto il tranquillante Minias. Da chi? «Non può essere escluso con certezza che anche altri componenti dello staff potessero aver accesso ai contenitori di bevande non più sigillate». ‘Altri’, non necessariamente solo il portiere Marco Paoloni.
Lo scrivono i giudici nella motivazione della sentenza emessa il 26 marzo scorso nei confronti di Paoloni assolto «perché il fatto non sussiste» dall'accusa di adulterazione di sostanze destinate all'alimentazione, l’ipotesi di reato che consentì, a chi indagava, di utilizzare le intercettazioni telefoniche. Ma Paoloni era anche imputato di aver cagionato lesioni a cinque compagni di squadra - Redouanè Zerzouri, Mario Tacchinardi, Riccardo Musetti, Carlo Gervasoni, Andrea Zanchetta - e al massaggiatore Alessandro Rivetti, «in stato soporoso catatonico» e colti da malessere dopo aver bevuto dalle bottigliette d’acqua. Ed anche se il reato di lesioni nel frattempo si è prescritto, i giudici comunque osservano come «non possa ritenersi raggiunta la prova, oltre ogni ragionevole dubbio, che la somministrazione del sedativo sia avvenuta sicuramente veicolando il sedativo nelle bottigliette d’acqua minerale» e che si debba tener conto che anche altri avrebbero avuto possibilità di accesso nell’area riservata per somministrare fraudolentemente il tranquillante nelle bottigliette di acqua».
«È una sentenza che mi dà molta soddisfazione. L’aspettavamo, anche per cercare di capire se fosse stato seguito il percorso logico e giuridico presentato dalla difesa in tutti questi anni. E devo dire che trovo soddisfazione sotto tutti i punti di vista», commenta l’avvocato Luca Curatti, che nella motivazione della sentenza trova riversate le argomentazioni difensive sostenute al processo per restituire a Paoloni quella dignità persa dopo il suo arresto, l’1 giugno del 2011.

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Commenti all'articolo

  • alessandro.vacchelli

    09 Luglio 2019 - 21:48

    Quindi se non è stato lui i giudici dovrebbero dire chi è stato.......ah già siamo in Italia.

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