L'ANALISI
27 Giugno 2019 - 08:51
CREMONA (27 giugno 2019) - L’ispettore superiore della polizia giudiziaria che si accorge, giù nel caveau del tribunale, di alcuni corpi di reato confezionati in modo artigianale: spago e sigilli di piombo messi un po’ alla casaccio, non secondo la rigorosa procedura. La piccola telecamera installata dall’ispettore superiore della squadra mobile, di notte, in quel caveau; le immagini che inchiodano i due dipendenti infedeli che rubano droga e armi. Uno è l’insospettabile Francesco Manfredi, che nel caveau ci passava le ore per catalogare i reperti destinati alla distruzione: la droga che doveva finire nelle fornaci, chiusa in plichi dentro gli armadi di qua; le armi di là. L’altro è Attilio Valcarenghi, tuttofare nella cancelleria civile, una passionaccia per le armi, l’uomo di fatica che Manfredi aveva voluto perché lo aiutasse a spostare i corpi di reato più pesanti.
Così giù. Mentre su, al piano mezzanino del palazzo di giustizia, Claudio Pagliari, il responsabile dell’Ufficio corpi di reato che nel caveau non ci ha mai messo piede, lavorava tranquillo alla sua scrivania, non potendo immaginare quello che tutti, tre anni fa in tribunale, non avrebbero mai immaginato. Pagliari ora deve difendersi dall’accusa di omessa vigilanza. Mentre Manfredi e Valcarenghi sono già usciti dalla scena giudiziaria con un patteggiamento, rispettivamente a 4 anni e 10 mesi di reclusione e a 4 anni e 7 mesi per concorso in peculato e altri reati.
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