L'ANALISI
15 Maggio 2019 - 20:08
CREMONA (15 maggio 2019) - I muri di un palazzo, tra via Vicolo Stretto e piazza Giovanni XXIII, il Banco Bpm in via Cesare Battisti, il palazzo della procura in via Jacini. Sono le tappe del raid vandalico, di stampo anarchico, messo a segno dopo la mezzanotte dell’8 febbraio 2017 da due individui: passamontagna calato, bombolette spray in mano. Le scritte in vernice nera e viola: «Brucia Lo Stato», «Brucia le Banche», «Solo odio x i Servi dello Stato». E una firma: la A cerchiata.
Imbrattamento è l’accusa che oggi ha portato sul banco degli imputati Amerigo Raffaele Leopardi, 26 anni, natali in Germania, a Ludwigsburg, residenza a Montichiari (Brescia), militante del centro sociale Kavarna. Tradito, Leopardi, dal giubbotto, dai pantaloni e dallo zainetto indossati la notte del raid. Gli stessi con cui, una settimana dopo, lo hanno visto i poliziotti in via Postumia, vicino al Kavarna. Ed è così che, nel giro di sette giorni, l’indagine della Digos si è chiusa, dando a «Ignoto 1» un nome e un volto, mentre il complice è rimasto «Ignoto 2». Indagine scattata la mattina dell’8 febbraio, quando il legale rappresentante del banco Bpm ha visto l’androne dell’istituto di credito imbrattato. Un ingresso aperto, perché lì ci sono i bancomat.
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