L'ANALISI
12 Febbraio 2019 - 20:00
CREMONA - Il 18 gennaio del 2015 doveva essere una tranquilla domenica di relax: i militanti di CasaPound allo stadio con mogli e fidanzate per Cremonese-Mantova; gli autonomi del centro sociale Dordoni lontano dal loro quartier generale, chi a casa di amici, chi altrove. Invece, al termine del derby, la giornata di festa «si è trasformata in una pessima domenica» con il piazzale del Foro Boario diventato teatro di una rissa violenta tra le due fazioni.
Chi colpì con una bastonata in piena fronte, riducendolo in coma, Emilio Visigalli, il veterano del Dordoni che da tempo aveva cambiato ‘casacca’, passando dall’estrema destra alla galassia degli antagonisti?
Palazzo di giustizia, ieri, udienza dedicata alle difese degli imputati, sette autonomi e dieci militanti di CasaPound. Dopo quattro ore in cui nessuno, né di qua né di là, ha saputo riferire chi avesse dato quella sprangata a Visigalli, alle 13,20 c’è chi il nome lo fa. «E’ stato Taietti». Lo dice Gianluca Rossi. E’ uno dei sette antagonisti che il pm, Lisa Saccaro, accusa di rissa aggravata in concorso con i dieci di estrema destra, fra i quali Vito Guido Taietti e Gianluca Galli, leader di CasaPound, loro accusati anche di tentato omicidio ai danni di Visigalli.
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