L'ANALISI
12 Febbraio 2019 - 08:22
CREMONA - Con la sua bottega che ha aperto i battenti nel 1972, Stefano Conia è oggi, dopo la scomparsa di Morassi e di Bissolotti, il decano dei liutai cremonesi. Figlio a sua volta di un liutaio e con il figlio Stefano jr che ne prosegue l’attività, Conia, per gli amici di lunga data semplicemente Pino, mostra gli ultimi nati della sua arte: due violini, una viola e un violoncello intarsiati. «Si tratta di un lavoro iniziato nel 2011 e concluso in questi giorni, un lavoro non continuativo, che ha convissuto con quello abituale e quotidiano — spiega —. Se per un violino ci vogliono 220 ore, per uno intarsiato ci vuole almeno il doppio del tempo. Le decorazioni costruite sui disegni dei violini decorati di Stradivari sono tutte intarsiate: in molti casi il sommo liutaio, invece, preferiva dipingere le sue decorazioni. Io ho voluto ‘strafare’ e lavorare di intaglio con un impasto di ebano e resine. Ma sono orgoglioso del risultato».
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