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CREMONA. FURTI IN TRIBUNALE

Vogliono patteggiare i due dipendenti ‘infedeli’ incastrati

Dal caveau dell’ufficio corpi di reato erano ‘sparite’ munizioni e droga destinate alla distruzione. Accusati di peculato e violazione dei sigilli

Fabio Guerreschi

Email:

fguerreschi@laprovinciacr.it

24 Gennaio 2019 - 19:28

Vogliono patteggiare i due dipendenti ‘infedeli’ incastrati

CREMONA - Era uno dei lavoratori in mobilità dell’ex raffineria Tamoil, selezionato dall’agenzia interinale ‘Obiettivo lavoro’ in forza di una convenzione stipulata dall’allora presidente della Regione Lombardia con i presidenti delle corti d’appello che, a cascata, avevano trasmesso la convenzione ai presidenti dei tribunali.

A Cremona, l’insospettabile Francesco Manfredi, 63 anni il prossimo 16 maggio, era stato messo all’Ufficio corpi di reato con un contratto a tempo determinato che si rinnovava di anno in anno. Nel caveau, lui li maneggiava e sempre lui ne ha fatti sparire diversi, infilandoli nei borsoni. Giù nel caveau, Manfredi spacchettava, svuotava, rimpacchettava.
Storia di armi, munizioni e cocaina, i corpi dei reati destinati alla distruzione. Ma armi e munizioni sono finite in mano ad Attilio Valcarenghi, 60 anni il prossimo 22 ottobre, l’altro insospettabile collaboratore della cancelleria civile, lui distaccato in tribunale dal Comune di Castelverde.
Arrestati il 21 ottobre del 2016 dalla squadra mobile, che nel caveau aveva piazzato microtelecamere, Manfredi e Valcarenghi, accusati in concorso di peculato e di violazione dei sigilli apposti ai reperti, vogliono chiudere una brutta pagina con un patteggiamento ad una pena nei limiti dei cinque anni.

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