L'ANALISI
CREMONA. GUERRIGLIA URBANA
26 Dicembre 2018 - 17:41
CREMONA - Il 24 gennaio del 2015, durante la manifestazione nazionale antifascista organizzata dal centro sociale Dordoni, nel sabato di guerriglia urbana, vi fu una «concreta compromissione della sicurezza pubblica, essendo l’azione selvaggia e violenta risultata incompatibile, per molte ore, con la normale fruizione dell’ambiente cittadino da parte della popolazione, ed essendosi tradotta in una sicura fonte di protratto turbamento». Dunque, «devastazione», e non «mero danneggiamento».
Lo scrive la Corte di Cassazione nelle otto pagine di motivazione della sentenza con cui, nel dichiarare «inammissibili» i ricorsi verso la sentenza della corte d’appello di Brescia, ha confermato le condanne a 3 anni e 8 mesi di reclusione per Aioub Babassi, antagonista di 24 anni, residente a Marone, sul lago d’Iseo, e del leccese Matteo Pascariello, 27 anni, per i disordini esplosi quel pomeriggio. Quando i black bloc schierati in prima fila ed armati di bastone, distrussero le vetrine di undici banche, agenzie immobiliari e assicurative, negozi, assaltarono il comando dei vigili in piazza Libertà, lanciarono fumogeni contro le forze dell’ordine. La Cassazione ha inoltre confermato la condanna a due anni, un mese e dieci giorni di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale aggravata, nei confronti di Mauro Renica, bresciano di 34 anni per il lancio di un petardo contro la polizia. A Renica è stata rigettata la richiesta di applicargli l’attenuante dell’«aver agito per suggestione di una folla in tumulto».
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