L'ANALISI
31 Agosto 2018 - 07:34
CREMONA - Pagato il suo debito con la giustizia italiana, è da tre giorni a Sarajevo, da uomo libero, Hanefija Prijic, il mandante della strage in cui furono uccisi il 29 maggio del 1993, a Gornji Vakuf, il cooperante cremonese allora 39enne Fabio Moreni e i volontari bresciani Guido Puletti e Sergio Lana.
Era stato il ‘comandante Paraga’ ad ordinare il massacro compiuto lungo il sentiero dei diamanti. Ma ora la procura della Repubblica di Milano, che proprio l’altro ieri ha interrogato il paramilitare, ha aperto un’inchiesta, contro ignoti, per dare nome e volto agli autori materiali di quell’agguato sanguinoso. Si parte dalle dichiarazioni rilasciate da Prjic, non nuove: «A sparare furono in due — Paraga, che si è sempre proclamato innocente, ha ribadito quel che già aveva detto in uno dei primi colloqui avuti nel carcere di Canton Mombello con il suo avvocato, Chantal Frigerio —. E uno dei due era mio cugino Dino, che nessuno potrà trovare». Dino è il soprannome di Sabahudin Prijic, che in Bosnia viene dato per morto.
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