L'ANALISI
09 Agosto 2018 - 22:12
CREMONA - I carabinieri sono sulle tracce del terzo bandito sfuggito alla cattura dopo l’assalto, a Crema, al furgoncino con i soldi dei videpoker, la fuga su una Toyota Yaris intercettata all’altezza del rondò del santuario di Castelleone e la sua scomparsa tra i campi. I militari hanno in mano elementi per dargli un nome e un volto.
Intanto, oggi nel carcere di Cremona si sono svolti gli interrogatori di garanzia di Vincenzo Mori, classe 1971, siciliano di Mazara del Vallo, vari precedenti, e Antonio Vecchio, classe 1961, lui originario di Licata, incensurato, entrambi residenti nel Milanese. Ed entrambi catturati e ammanettati due giorni fa, Mori subito, Vecchio poco dopo aver messo piede in un campo di granoturco. E nel tentativo di scappare, un piede se l’è rotto. Dalla caserma all’ospedale Maggiore, dall’ospedale in carcere: qui lo hanno portato ieri pomeriggio.
Al gip, Letizia Platè, che lo ha interrogato per primo, Mori è apparso «disperato», per dirla con il suo avvocato Santo Maugeri. «Disperato», perché lui che ha una sfilza di precedenti, «ma non ha più conti in sospeso con la giustizia», ha messo su famiglia, è padre di un bimbo ed ha un lavoro: fa l’operaio in una fabbrica, contratto a tempo indeterminato.
Dopo Mori, anche Vecchio ha risposto a tutte le domande del gip Platè. «Un interrogatorio positivo, è stato collaborativo», ha detto l’avvocato Ilaria Negri, che per il siciliano incensurato ha chiesto «una misura meno afflittiva del carcere, quantomeno gli arresti domiciliari». Il gip si è riservato.
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