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CREMONA. LA STORIA

Segregata in casa. Lei e lui scampati al naufragio

Il 37enne cremonese accusato di sequestro di persona e la vittima erano insieme sulla Costa Concordia. Poi l’orrore ad Alessandria

Fabio Guerreschi

Email:

fguerreschi@laprovinciacr.it

05 Agosto 2018 - 08:25

Segregata in casa. Lei e lui scampati al naufragio

CREMONA - Chiusa a chiave nella stanza di un appartamento di Alessandria, senza possibilità di muoversi perché con problemi di deambulazione e senza nemmeno poter andare in bagno: la storia — di degrado e di abbandono, di violenza e crudeltà, almeno stando all’inchiesta — era stata scoperta una decina di giorni fa dagli agenti della polizia locale della città piemontese.
La vittima: una 48enne disabile costretta in carrozzina.

Il presunto ‘aguzzino’: un cremonese, un 37enne finito sotto indagine. Ora, con la procura della Repubblica che ha terminato di valutare gli atti, sono state formalizzate le denunce: deve rispondere di ‘sequestro di persona’, ‘circonvenzione di incapace’, ‘abbandono di persona incapace’ e anche di ‘maltrattamento di animali’, nello specifico i due cani trovati dai vigili al fianco della donna, sua unica compagnia.

Ma oltre le ipotesi di reato contestate al cremonese, e oltre il sospetto che alla base di tutto quell’orrore possa esserci la volontà di approfittare di una pensione di invalidità da poche centinaia di euro, nelle pieghe degli accertamenti in corso emergono adesso anche altri dettagli. Il primo è che il 37enne è persona piuttosto nota a Cremona, per le sue amicizie e per una presenza assidua in luoghi di aggregazione.

Poi, soprattutto, affiora una vicenda che lo ha visto protagonista in passato: il presunto ‘carnefice’ è il ragazzo che il 13 gennaio del 2012, allora 30enne, scampò al naufragio della Costa Concordia. C’era anche lui, all’Isola del Giglio, su quella nave che era salpata da Civitavecchia con a bordo 3.216 passeggeri e 1.013 membri dell’equipaggio e che alle 21.45 di un venerdì urtò gli scogli de ‘Le Scole’ per poi inclinarsi a Punta Gabbianara. C’era lui e con lui, fra i 150 feriti, proprio la fidanzata che sei anni dopo avrebbe — sempre rispettando la teoria investigativa — ridotto in una sorta di schiavitù.

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