L'ANALISI
CREMONA. OMICIDIO ALLO ZAIST
04 Agosto 2018 - 08:53
CREMONA - È come se tutto si fosse fermato a quel mercoledì mattina, a quando Yongqin Wu, cinese 50enne con problemi psichiatrici, aveva ucciso a colpi di mannaia la moglie 46enne Aizhu Chen e il piccolo Wen Jun Ye, tre anni appena, figlio di amici, ospite del posto sbagliato nel momento sbagliato: un delitto brutale, consumato sul balcone di un appartamento grigio di un palazzo alto. Condominio Aler, via Fatebenefratelli, quartiere Zaist: la scientifica dei carabinieri al lavoro, un lenzuolo giallo punteggiato di fiori rosa e macchiato di sangue a nascondere il cadavere.
Era il 24 gennaio 2018. Sta ancora appeso al balcone, quel copriletto giallo che forse, in realtà, è una tovaglia. Era il 3 agosto 2018 ieri. E sei mesi, al netto delle esigenze investigative, sembrano essere stati un tempo sufficiente per poter rimuovere quel lenzuolo e quel sangue: il simbolo dell’orrore, allora; un ricordo che suscita impressione, adesso.
«Per un certo periodo, quando pioveva, il sangue colava ancora nel cortile interno — spiegano i vicini —. Noi non ci affacciamo più alla finestra per non vederlo. E pensiamo sia veramente il caso di toglierlo». C’è disagio, in questa fetta di Zaist. Al punto che il comitato di quartiere, raccolte le crescenti segnalazioni dei residenti, ha ripetutamente segnalato quella sofferenza.
Richieste rivolte a più interlocutori: Comune, Servizi sociali, Arma, Aler. La risposta è sempre stata la stessa: in quel momento, essendo l’appartamento ancora sotto sequestro, non si poteva intervenire.
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