L'ANALISI
13 Luglio 2018 - 20:33
CREMONA - Processo complesso, il caso Tamoil. Venerdì 13 luglio, nel giorno della sentenza sull’inquinamento ambientale, nessun verdetto, ma una ordinanza, letta in serata, con cui la Cassazione ha deciso di rinviare la camera di consiglio al 25 settembre prossimo.
Giornata lunga, nell’aula del Palazzaccio, cominciata alle dieci e un quarto del mattino con la richiesta del Procuratore generale (dopo la relazione del consigliere) di rigettare il ricorso presentato dal manager della Tamoil, Enrico Gilberti, e dunque di confermare la condanna inflittagli dalla corte d’assise d’appello di Brescia a 3 anni di reclusione (pena sospesa) per disastro ambientale colposo aggravato: l’inquinamento da idrocarburi della falda acquifera causato dalla rete fognaria colabrodo. Il Pg della Cassazione ha inoltre chiesto di rigettare «per inammissibilità» il ricorso presentato dalla Procura generale della corte d’appello che aveva chiesto di condannare tutti i vertici di Tamoil per disastro ambientale doloso e per il più grave reato di avvelenamento delle acque «perché l’uno non esclude l’altro».
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