L'ANALISI
11 Luglio 2018 - 21:24
CREMONA - Per i ragazzini e per le loro famiglie, era «un punto riferimento morale ed educativo». C’è chi lo considera «come un papà». E da buon educatore, «promuoveva il rispetto delle regole». Ad esempio, «faceva in modo che i ragazzini non rispondessero alle provocazioni razziste e mantenessero sempre un comportamento rispettoso nei confronti degli avversari di gioco».
Poi, però, sui ragazzini allungava le mani, in cambio della ‘paghetta’ o regali. Cominciava dal solletico. E’ capitato nell’ufficio o negli spogliatoi ma anche nel salotto di casa sua, dove ai baby calciatori faceva fare i compiti pomeridiani. Sono le due facce di Giuseppe Garioni, 57 anni, per oltre venti presidente del Torrazzo Calcio e della Viscontea onlus, fino al 14 dicembre del 2016, giorno del suo arresto choc (domiciliari) eseguito dalla squadra mobile.
Garioni, un leader al Torrazzo, che ha agito «abusando della sua autorità» e «del suo ruolo», utilizzando «in modo spregiudicato e discrezionale gli strumenti a sua disposizione per aiutare i più bisognosi, manipolando a proprio vantaggio la fiducia ottenuta attraverso aiuti di vario tipo ed approfittando del rapporto di sudditanza economica che ha creato nel corso del tempo con questi». Lo scrive il gup, Letizia Platè, nelle 36 pagine di motivazione della sentenza di condanna a quattro anni di reclusione (con l’abbreviato) per violenza sessuale su tre minori, tutti stranieri, e di risarcimento del danno (una provvisionale di 10mila euro) all’unico dei giovani che si è costituito parte civile con l’avvocato Cesare Grazioli. Difeso dall’avvocato Michele Tolomini, Garioni è stato assolto per episodi di tentata violenza su altri tre minori.
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