L'ANALISI
08 Giugno 2018 - 21:29
CREMA - L’incubo vissuto il 24 maggio di un anno fa all’ex Everest, dove, per l’accusa, l’amico di cui si fidava e due marocchini l’avrebbero violentata, dopo averla fatta ubriacare. Con il pensiero che correva a sua madre, mentre abusavano ripetutamente di lei: «La mia mamma mi sveglierà da questo incubo». E ancora, quell’incubo rivissuto oggi, nella stanza del gup, Elisa Mombelli, da una ragazza di vent’anni, sentita in forma protetta, in video collegamento con l’aula di giustizia.
Qui c’erano Stefano, cremonese 37enne, Lahoussaine e Mohamed, 53 e 50 anni, marocchini clandestini senza fissa dimora, accusati, in concorso, di violenza sessuale di gruppo. Con l’aggravante di aver commesso il fatto con l’uso di sostanze alcoliche.
Il processo con il rito abbreviato ha segnato un altro passo: la giovane, parte civile attraverso l’avvocato Mimma Aiello, è stata sentita su richiesta dell’avvocato Fabio Galli, difensore dei suoi presunti violentatori che avevano chiesto l’abbreviato condizionato all’audizione della presunta vittima. Non è stato facile per lei.
«E’ stata precisa, molto brava. E’ stata in gamba».
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