L'ANALISI
CREMONA E BASSA PIACENTINA
02 Giugno 2018 - 09:12
REGGIO EMILIA - Il massimo di attenuanti per l’associazione di stampo mafioso e l’assoluzione per la detenzione illegale di armi e munizioni: sono le richieste avanzate dall’avvocato Adriana Fiormonti, legale difensore di Salvatore Muto, residente a Corte de’ Frati ma in una località segreta da quando ha deciso di diventare collaboratore di giustizia nell’ambito del processo Aemilia sulla ‘ndrangheta al Nord: secondo Fiormonti, Muto è diventato uomo di Stato e si è sacrificato per esso rinunciando anche alla famiglia. «E’ passato dall’omertà alla parola e si è consegnato allo Stato decidendo di stare dalla sua parte — ha detto l’avvocato nell’aula bunker di Reggio Emilia —. Non l’ha fatto perché aveva una condanna ma perché vuole che i suoi figli, anche se la famiglia l’ha abbandonato, vivano lontano da dinamiche di ‘ndrangheta. Scegliendo di collaborare ha dimostrato un distacco completo dall’associazione e un riconoscimento pieno della legge». Fiormonti ha quindi chiesto «l’applicazione dell’attenuante speciale della collaborazione» e il minimo della pena per i capi di imputazione pendenti su Muto nel rito abbreviato, e quindi soggetti ad ulteriore ‘sconto’ di un terzo. Chiesta invece l’assoluzione piena per il reato di detenzione illegale di armi e munizioni, nel rito ordinario. Il 40enne potrebbe dunque cavarsela con pochi anni e un programma di protezione speciale.
Nei giorni scorsi i pm Beatrice Ronchi e Marco Mescolini avevano chiesto per lui una condanna a 8 anni di carcere in rito abbreviato, richieste ben più pesanti per i castelvetresi Maurizio Cavedo e Pierino Vetere: per entrambi 21 anni e sei mesi, più una sanzione di ottomila euro. L’ex poliziotto e il muratore sono difesi rispettivamente dagli avvocati Sebastiano Scardovi e Lino Miraglia, che a breve pronunceranno le loro richieste.
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