L'ANALISI
22 Maggio 2018 - 20:54
CREMONA - Il suo nome è legato ai City Angels di Milano, ne è stato il presidente onorario, ma anche a ‘Casa Silvana’, struttura di accoglienza per le donne, di cui è stato sostenitore. Il 18 dicembre del 2012, venne premiato alla manifestazione ‘Il dono dell’umanità’ per la sua sensibilità verso le persone bisognose.
Eppure, per la Guardia di Finanza, l’imprenditore Giancarlo Giavardi, in via Magazzini Generali avrebbe costituito il Consorzio Cogemas Italia con la finalità di frodare il Fisco ed evadere l’Iva (2007-2012), attraverso false fatturazioni. Come? Creando una quindicina di cooperative per gli inquirenti fasulle, con oltre 300 dipendenti, impiegati in varie aziende di macellazione e lavorazione di prodotti alimentari tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
E’ l’operazione ‘Borea’ delle Fiamme Gialle, che cinque anni fa sequestrarono 16 immobili per un valore dichiarato nelle carte ufficiali di oltre 2,5 milioni. Ma anche una cassaforte, preziosi, veicoli e uno yacht da 70mila euro ormeggiato sul lago di Garda. Giavardi è accusato di associazione per delinquere, in concorso con il suo braccio destro, Maurizio Rodini, il genero Mattia Plinio Rossetti, e l’impiegata Stefania. Spicca, poi, il nome di Salvatore Di Nunzio, commercialista napoletano tra l’altro arrestato, lo scorso gennaio giù in Campania, con l’accusa di riciclaggio di denaro per conto della camorra. Nel processo a Cremona, la sua posizione è stata stralciata (vizio di notifica, rinvio degli atti, si riparte dal gup). Ma il suo nome è risuonato oggi, davanti al presidente Giuseppe Bersani e ai giudici Giulia Masci e Francesco Sora, perché Di Nunzio è il professionista che avrebbe esportato al Consorzio Cogemas «il sistema passepartout», un programma utilizzato «per alterare la numerazione progressiva delle fatture passive e inserire in mensilità già concluse fatture per operazioni inesistenti emesse successivamente, predisponendo fatture indicanti costi fittizi».
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