L'ANALISI
CREMONA
11 Maggio 2018 - 08:03
CREMONA - Non è stato convocato nei giorni scorsi al Quirinale e ritiene probabile, a questo punto, la formazione di un governo politico M5s-Lega. Carlo Cottarelli continua il suo lavoro in due Atenei milanesi, come docente all'Università Bocconi e come direttore dell'Osservatorio dei conti pubblici presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, istituito nel dicembre 2017, dopo che l’economista cremonese aveva lasciato il Fondo monetario internazionale. Socio onorario del Rotary Cremona presieduto da Monica Franzini, Cottarelli ha presentato a soci e ospiti del club, a Palazzo Trecchi, il suo terzo libro, edito da Feltrinelli (I sette peccati capitali dell’economia italiana) nel quale affronta temi non approfonditi nei precedenti volumi (La lista della spesa e Il macigno del debito pubblico) ma sui quali la sua attenzione è stata sollecitata. Un occasione per affrontare con l'economista la questione relativa al futuro governo italiano.
Professor Cottarelli, dunque ci sarà a giorni un governo politico e non quello tecnico ‘del presidente’. Quali prospettive? «Sì, penso che i cosiddetti vincitori delle elezioni riusciranno a formare un governo. Sarà un governo politico, ed è meglio così, ma con competenze tecniche (Cottarelli fa il nome di Giorgetti, ndr). Mi auguro che invece che più debito e più deficit, prospettive che preoccupano, si riesca a offrire qualche possibilità di soluzione ai ‘peccati’ che ho elencato. Nei loro programmi ci sono anche cose che vanno bene: ridurre la burocrazia, una giustizia più veloce, combattere l’evasione fiscale e così diminuire le tasse».
Fra i programmi che la preoccupano immagino ci siano l’abolizione della legge Fornero, la flat tax e il promesso reddito di cittadinanza. «La flat tax come la pensa Salvini, al 15%, verrebbe a costare 90-100 miliardi; come la vorrebbe Berlusconi (che peraltro non sarà nel governo, ndr), al 23%, ne costerebbe 64. E’ probabile che non venga fatto tutto in un colpo solo. La legge Fornero sarà comunque sostituita con un’altra normativa. Per provvedimenti di questo tipo occorre indicare le fonti di copertura. Come Osservatorio dei conti pubblici — molto seguito anche giornalisticamente prima delle elezioni— abbiamo ricevuto i numeri, una specie di anticipo di Dpef, da Lega e Forza Italia non dai Cinque stelle».
Lei ha detto di essere stato contattato prima delle elezioni (da Berlusconi e altri) per un possibile incarico ministeriale, ma non dopo. E se M5s e Lega glielo proponessero adesso? «Fare il ministro è un onore. Ma dipende per fare che cosa. Non potrei certo accettare di farlo per aumentare il deficit».
Come vede i rapporti dell’Italia e del governo in formazione con l’Europa? «In Europa bisogna far valere le proprie ragioni, ma non serve battere i pugni sul tavolo: se no si fa la fine di Varoufakis (ex ministro greco della sinistra radicale, ndr). E sulla gestione dell’immigrazione è vero che l’Italia ha bisogno di immigrati, purché siano regolari».
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