L'ANALISI
10 Maggio 2018 - 16:30
CREMONA - Alle quattro del mattino del 6 febbraio 2013, i carabinieri li fermarono un istante prima che facessero scoppiare una bomba rudimentale davanti alla filiale della Banca di Piacenza di via Dante, all’angolo con via dei Platani, dopo aver scritto sui muri ‘Chi la fa l’aspetti’. Candelotto e ‘carica’ di vernice rossa pronti: bastava accendere la miccia.
Accusati di imbrattamento e danneggiamento, Matteo Arisi e Matteo Colombani, ‘Aro’ e ‘Colo’, 26 e 24 anni, appartenenti all’area anarco-insurrezionalista e frequentatori del Kavarna, attraverso il difensore, Sergio Pezzucchi, giovedì 10 maggio, in un tribunale blindato dentro e fuori, hanno chiesto al presidente, Giuseppe Bersani, la ‘messa alla prova’: la possibilità che viene offerta a chi ha commesso un reato, di estinguerlo completamente, concordando con il giudice un percorso di riabilitazione attraverso un lavoro di pubblica utilità.
Il presidente Bersani concederà la ‘messa alla prova’ ad una condizione: che i due imputati prima risarciscano alla banca il danno causato dall’imbrattamento, quantificato in 400 euro a testa. Arisi e Colombani hanno tempo fino al 5 luglio prossimo, data a cui è stato rinviato il processo. Quel giorno, se daranno la prova dell’avvenuto risarcimento, il presidente quantificherà le ore del lavoro di pubblica utilità.
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