L'ANALISI
27 Marzo 2018 - 08:02
CREMONA - «San Benedetto per me è come una spina nel cuore», afferma Paolo Salvelli, presidente della Fondazione Stauffer, proprietaria dell’ex convento. «Abbiamo acquistato lo stabile per un milione e 100mila euro, avrebbe dovuto ospitare la scuola internazionale di liuteria, all’interno di quello che doveva essere il parco dei Monasteri. L’architetto Lamberto Rossi aveva già pronto il progetto, poi non se ne è fatto più nulla. Ricordo che il sindaco di allora mi disse che il gattile sarebbe stato trasferito per permettere i lavori, il gattile è ancora lì».
E proprio facendoci spazio fra i gatti ci è stato possibile entrare nell’ex convento di San Benedetto, «il più interessante e bello degli ex monasteri — afferma Massimo Terzi che ci accompagna in una visita fuoriprogramma a latere delle Giornate FAI —. Si tratta dell’edificio più interessante architettonicamente, ma che versa in una condizione preoccupante. La speranza è che il furturo di Santa Monica quale campus della Cattolica reso possibile dalla Fondazione Arvedi Buschini e anche il rinato interesse per quest’area, anche grazie all’interessamento del FAI e delle associazioni che hanno provveduto a ripulire il Corpus Domini possa avere un suo riverbero anche su questo ex convento».
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