L'ANALISI
08 Marzo 2018 - 08:07
Cristiana Mainardi
CREMONA - «Posso considerarla la fortuna del principiante»: all’esordio come sceneggiatrice, Cristiana Mainardi — cremonese, un inizio di carriera al giornale 'La Provincia', vari interessi e infine l’approdo al cinema — ha toccato un argomento più attuale che mai. 'Nome di donna', diretto da Marco Tullio Giordana e in uscita l'8 marzo nelle sale di tutta Italia, tratta il delicato e controverso tema delle molestie sessuali sui luoghi di lavoro. Un fenomeno odioso e sottaciuto che lo scandalo Weinstein ha fatto deflagrare. E che per Cristiana ha radici lontane, che la riportano al suo passato di cronista. Il film racconta la storia di una giovane che subisce molestie nella casa di riposo in cui lavora. Impossibile non pensare a quanto avvenuto nella nostra provincia, al caso Leani... "E’ stato il pretesto iniziale, ma quella persona si potrebbe anche non nominare. In realtà, quando ho cominciato a pensare al film, ero interessata in particolare a capire cosa succede in tema di molestie venticinque anni dopo l’approvazione della legge".
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