L'ANALISI
CREMONA
22 Febbraio 2018 - 18:47
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Per otto anni è stata la mamma affidataria di un bimbo tunisino. Glielo affidarono quando il piccolo aveva appena tre mesi, perché il papà, un tunisino ben integrato, con un lavoro e rimasto vedovo (la moglie era morta dopo il parto) non riusciva a cavarsela da solo. Il bimbo è tornato con il suo papà che nel frattempo si è risposato e gli ha dato due fratellini.
La mamma affidataria è a processo con l’accusa di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Non avrebbe rispettato le condizioni contenute nel decreto del tribunale per minorenni di Brescia sull’affidamento, con graduale reinserimento familiare del bimbo, e le modalità dettate dai servizi sociali per tale reinserimento. In particolare alla mamma affidataria si contesta di aver consegnato al piccolo, durante i colloqui, il telefonino con il quale lui poteva chiamarla. Gli avrebbe consegnato di nascosto fotografie che li ritraevano insieme, ma anche «immaginette raffiguranti i santi cattolici in spregio alla religione della famiglia d’origine».
Il capo di imputazione racconta che la mamma affidataria avrebbe accompagnato, all’insaputa dei servizi sociali, il piccolo agli allenamenti di calcio e che lo avrebbe accompagnato negli spogliatoi, aiutandolo a fare la doccia e «imponendogli di mantenere il segreto su tale circostanza». Infine, al piccolo la mamma affidataria avrebbe suggerito di parlare con il giudice per dirgli: «Voglio andare a vivere con mamma Anna».
Oggi il pm onorario, Silvia Manfredi, ha chiesto al giudice Maria Stella Leone, di condannare la donna a mille euro di multa. L’avvocato di parte civile, Paolo Brambilla, ha chiesto 50 mila euro di risarcimento. L’avvocato Massimo Tabaglio arringherà all’udienza del 22 marzo prossimo, giorno della sentenza.
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