L'ANALISI
15 Febbraio 2018 - 20:26
CREMONA - Non si prescrive il reato di disastro ambientale colposo contestato al manager della Tamoil, Enrico Gilberti, condannato due anni fa dalla corte d’assise d’appello di Brescia a 3 anni di reclusione. Verso la sentenza, Gilberti ha proposto ricorso in Cassazione, che lo scorso dicembre aveva ‘sospeso’ il processo, rimettendo al vaglio della Consulta la questione di legittimità costituzionale sul raddoppio dei termini di prescrizione del reato di disastro ambientale colposo del reato, conformandolo, così, al più grave reato di disastro ambientale doloso. Nel processo sono parti civili, tra gli altri, il Comune con l’avvocato Alessio Romanelli, e alcuni soci della Bissolati con gli avvocati Gian Pietro Gennari e Claudio Tampelli.
La Consulta ha dichiarato «non fondata» la questione di legittimità costituzionale. La Cassazione ha così ri-fissato l’udienza sul caso Tamoil al 13 luglio prossimo. La sentenza di Brescia è stata impugnata anche dalla Procura generale che chiede la condanna di tutti i manager del colosso libico per avvelenamento delle acque e per disastro ambientale doloso.
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