L'ANALISI
12 Febbraio 2018 - 17:09
CREMONA - E’ in carcere dallo scorso luglio accusato di stalking nei confronti dell’ex convivente, vittima di una escalation di atti persecutori dopo la rottura della relazione sentimentale. Con l’aggravante «di aver commesso il fatto in stato di ubriachezza abituale». Un operaio di 46 anni, lunedì 12 febbraio, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Doveva rispondere anche di lesioni: un ematoma alla faccia ed escoriazioni alla coscia cagionate al padre dell’ex compagna, aggredito e spinto a terra. L’operaio era capace di intendere e di volere, come ha stabilito lo psichiatra, Franco Spinogatti, incaricato dal gup, Pierpaolo Beluzzi, di fare una perizia, accogliendo, così, la richiesta della difesa nel processo con il rito abbreviato.
Il capo di imputazione racconta di «continue minacce, insulti, molestie, aggressioni fisiche e verbali». Racconta di «ripetuti attacchi di panico e di ansia e stato di agitazione» al punto che nel timore di essere aggredita, il padre doveva accompagnarla all’uscita della sua abitazione. Al punto che lei e i suoi genitori hanno dovuto cambiare il numero di telefono. L’episodio più grave è accaduto il 26 novembre 2016. Quel giorno l’uomo ha minacciato l’ex compagna con un martello, tentando di colpirla. Otto mesi dopo, il 19 luglio di un anno fa, è toccato al padre, aggredito e spinto a terra: 20 giorni di prognosi.
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