L'ANALISI
29 Gennaio 2018 - 07:55
Migranti stipati in un furgoncino fermato dalla polizia a Ventimiglia
CREMONA - Un anno fa, Ilda Boccassini, allora procuratore aggiunto della Dda di Milano, li definì «personaggi senza scrupoli» che si arricchiscono sulla pelle di chi chiede loro aiuto: disperati «delle loro stesse etnie». E dunque, personaggi «cattivi», perché loro stessi sanno che cosa significa scappare via dalla Siria o dall’Africa, ‘il serbatoio dei migranti’: uomini, donne e bambini che hanno scelto il mare come ultima speranza, reclutati a Milano e portati a Ventimiglia, il confine dove si infrange il sogno dei migranti «ammassati come carne da macello» nei furgoni.
La poderosa indagine condotta dalla squadra mobile di Cremona, 62 viaggi documentati e 34 arresti, a più riprese, registra le prime diciotto, pesanti, condanne nei confronti dei trafficanti di essere umani processati con l’abbreviato. Per gli altri è in corso il processo davanti alla corte d’assise di Milano. Per altri ancora, si attende l’estradizione. La pena più alta, 12 anni di reclusione, il gup, Stefania Pepe, l’ha inflitta all’egiziano Mohammed Elsayed; 8 anni al connazionale Elhami Foglieni, sei anni e dieci mesi all’egiziano Mahamoud Gabarram; sei anni e sei mesi all’iracheno Mohammed Kazem. Erano i capi e promotori dell’associazione criminale transnazionale che organizzava e dirigeva il traffico dei clandestini, «delle carni da macello» per dirla come la Boccassini. Poi ci sono i complici che eseguivano gli ordini e la fitta rete di ‘passeur’: tunisini, algerini, albanesi, romeni. E due italiani, tra i quali una donna. Tutti condannati tra i sette e i tre anni di carcere.
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