L'ANALISI
05 Gennaio 2018 - 09:31
CREMONA - C’è la rabbia: «Boicottare i sacchetti si può e si deve fare». C’è l’ironia: «Metteranno anche la tassa sulla carta igienica?». C’è il sarcasmo: «Vedo gente fare foto con l’iPhone X che si lamenta di pagare due centesimi un sacchetto di plastica». C’è la razionalità: «Con il codice a barre dello scontrino della frutta paghi automaticamente il sacchetto sia che tu lo voglia oppure no. Ma che problema c’è? Si usa per l’umido». Ci sono i favorevoli: «Sacrificio irrisorio, a fronte di un vantaggio ambientale innegabile». Ci sono valutazioni politiche («Meno polemiche, più civiltà»), con tanto di esempi (le buste riutilizzabili usate in Svizzera). Anche a Cremona ha provocato un corto circuito il debutto nei supermercati dei sacchettini obbligatori per frutta e verdura che, con l’inizio dell’anno vengono fatti pagare alla cassa tra gli uno e i 10 centesimi (quasi sempre due), anche se non mancano segnalazioni relative a importi massimi (è stata segnalata una farmacia dove il sacchetto ‘obbligatorio’ viene fatto pagare, appunto, 10 centesimi). Sui social, a cominciare da Facebook, la novità ha provocato parecchie ‘fiammate’: esternazioni, repliche piccate, attacchi al veleno e non poca dietrologia nei confronti di chi ha introdotto l’obbligo.
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