L'ANALISI
05 Dicembre 2017 - 17:21
L'ingresso del Juliette 96
CREMONA - «Presenta disturbi della personalità con tratti antisociali e borderline. Non è particolarmente brillante, ma è in grado di ricordare i trascorsi di vita». Sergio Luca Monchieri è lo psichiatra incaricato dal tribunale di accertare se la botta in testa presa il 6 ottobre del 2015 sul treno avesse influito sulla memoria di Francesco, l’ex cameriere del ‘Juliette 96’ che tre anni fa si presentò spontaneamente ai carabinieri e raccontò i retroscena piccanti, anzi piccantissimi, su quanto accadeva nel locale dei vip di via Mantova (vi ha lavorato da dopo il Natale del 2012 al novembre del 2013). Al processo, nebbia: l’ex cameriere non ha ricordato nulla, ma quella botta non ha influito sulla sua capacità di ricordare e potrebbe rischiare la falsa testimonianza.
Nel luglio del 2014 ai carabinieri raccontò di «ragazze immagine che si prostituivano con i clienti in una stanza riservata». Fece il nome di Tommaso Ghirardi, l’ex patron del Parma Calcio, uno di casa a Juliette. Un cliente, Ghirardi, «che consumava cocaina e aveva rapporti sessuali con le ragazze». E, colpo di scena, il cameriere parlò di «un maresciallo di nome Andrea in servizio al comando della stazione dei carabinieri di Vescovato»
E proprio Andrea Grammatico, ex maresciallo dei carabinieri cacciato dall’Arma e nel frattempo tornato in libertà, coimputato ‘eccellente’ nel caso Juliette, ha intenzione di rilasciare dichiarazioni spontanee all’udienza del 13 marzo prossimo. Lo ha annunciato ieri ai giudici il suo avvocato Vigna. Sarà l’udienza dedicata alle quattro ore abbondanti di requisitoria del pm Francesco Messina, il magistrato che ha coordinato i dieci mesi di attività del Nucleo investigativo. La mole di intercettazioni, i numerosi servizi di appostamento, le testimonianze raccolte sono l’architrave dell’inchiesta choc esplosa nell’estate di due anni fa.
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