L'ANALISI
30 Ottobre 2017 - 19:49
Riccardo Sapienza
CREMONA - «Nostro figlio non ha prezzo, vogliamo vera giustizia». Annalisa e Salvatore Sapienza sono i genitori di Riccardo, 20 anni, giovane promessa del calcio, morto la mattina del 23 luglio del 2013 in sala operatoria durante l’anestesia. Riccardo doveva essere operato per un pneumotorace sinistro. Il ‘no’ alla proposta di risarcimento fatta dalla difesa, è arrivata lunedì 30 ottobre, penultima udienza del processo per omicidio colposo a carico di Valerio Schinetti, l’anestesista dell’ospedale di Manerbio quella mattina al lavoro nella sala operatoria numero 7 dell’ospedale Maggiore in forza di una convenzione tra i due ospedali per la copertura dei turni.
Schinetti è stato rinviato a giudizio con l’accusa, sostenuta dal pm onorario, Silvia Manfredi, di aver fatto un errore durante la manovra di intubazione. Ma l’intubazione fu eseguita «in maniera corretta». E allora, quando e come fu causato quel ‘forellino’ alla trachea, attraverso il quale l’aria entrò nel polmone destro fino a collassarlo?
Il cuore di Riccardo andò in arresto cardiaco. Non si riprese più. Quella drammatica mattina, qualcosa andò storto dopo la successiva manovra dello «spezzamento», cioè quando Schinetti girò Riccardo sul fianco destro. «Nel momento dello spezzamento, il tubo si è sposizionato, è arretrato di qualche millimetro e nella trachea si è creata una piccola lesione». Lo sostengono Antonio Osculati, medico legale di Pavia, Giulio Orlandoni, chirurgo toracico e Mirko Belliato, anestesista rianimatore, entrambi del Policlinico San Matteo di Pavia. Soni i periti del giudice, Christian Colombo che hanno offerto una ricostruzione diversa da quelle di accusa e difesa.
La sentenza è attesa per il 27 novembre.
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