L'ANALISI
08 Ottobre 2017 - 09:22
L'interno del canile di Cremona
CREMONA - La ‘polveriera’ 5 Stelle è esplosa. Dopo che la Cassazione ha condannato in via definitiva, confermando la sentenza d’appello (un anno e tre mesi, pena sospesa e non menzione) di Cheti Nin, ex vicepresidente dell’Associazione Zoofili Cremonesi, per il caso del canile, il Movimento si prepara alla resa dei conti in un clima da tutti contro tutti. «Non ho nessuna intenzione di dimettermi, dovrebbero dimettersi loro»: Maria Lucia Lanfredi, portavoce e consigliere comunale dei pentastellati, risponde ad Elia Sciacca e a Gabriele Beccari, gli attivisti del Movimento che la contestano sostenendo che ha aperto all’animalista le porte del meetup, l’assemblea settimanale del M5S.
«La signora Nin ha cominciato a frequentare il meetup in seguito al bando, pessimo, del Comune sul canile. Una gara che si è conclusa senza nessun vincitore e con lo spostamento della struttura a Calvatone, 30 chilometri di distanza», dice Lanfredi. Che poi arriva al punto politico intorno a cui ruotano le critiche dei suoi avversari interni, critiche così riassumibili: chi ha subito una condanna può essere ammesso agli incontri dei 5 Stelle? «Nel meetup può arrivare chiunque, non posso chiedere il certificato penale di questo o di quello - aggiunge la portavoce -. Ho rispettato tutte le regole, quelle del Movimento, dello Stato italiano e del meetup: prima di una condanna in terzo grado si è innocenti. Ora che si è pronunciata la Cassazione, la persona in questione non verrà più. Del resto, lo ha detto lei stessa». Lanfredi è un fiume in piena. «Sciacca e Beccari, uno per ragioni che anche un bambino capirebbe leggendo le sue dichiarazioni e l’altro per motivi personali, si sono messi a dare battaglia al Movimento. Ma una cosa dev'essere chiara: non sono ben visti all'interno del meetup, i cui partecipanti, anzi, si sentono offesi dal loro comportamento».
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