L'ANALISI
24 Agosto 2017 - 08:22
CREMONA - Il crocevia delle proteste è tra i salumi e i formaggi in bella mostra. «Non so se il meccanismo si sia rotto, inceppato, ma di sicuro chi abita da queste parti non ne può più», dice, da dietro il banco della latteria ‘Angolo del gusto’, Elisabetta Lucchi. Il suo sguardo va dall’altra parte della strada, all’'Anima della città’, il super violino in acciaio, otto metri di altezza e due tonnellate di peso, installato l’8 ottobre 2016, sul piazzale della stazione. Alla vigilia dell’inaugurazione ci furono polemiche, che però poi si sono spente. Stavolta la questione non è di carattere estetico, ma acustico. Sì, perché i residenti di via Dante lamentano che la scultura disturba con la sua musica. «Ripetitiva, sempre la stessa, dal mattino alla sera».
Un monumento smart, che unisce tradizione e cambiamento e che fa interagire arte e nuove tecnologie. Grazie a particolari sensori, la scultura è in grado di avvertire, cogliere l’arrivo di turisti e passanti e di suonare celebri brani musicali. Da qualche tempo il repertorio è tratto dall’opera di Claudio Monteverdi. C’è chi abita in via Dante e chi ci lavora. Come i tassisti. «Francamente, quella musica è diventata insopportabile - dice uno di loro, fermo in attesa dei clienti che scendono dai treni -. Sarebbe meglio cambiarla, di tanto in tanto, invece è un continuo». Si unisce al coro delle lamentele, pur senza farne un dramma, Fabio Zappavigna, l’edicolante del piazzale. «Si può sopravvivere ma alla lunga sentire sempre le stesse note un po’ stufa. Con la pioggia, il sole, la nebbia la musica rimane uguale e, come si dice in cremonese, il rischio è che a fine giornata diventi una zuppa».
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