L'ANALISI
14 Luglio 2017 - 08:45
Agenti della polizia ferroviaria impegnati in un controllo a bordo di un treno
CREMONA - «Sono anni che segnaliamo il progressivo indebolimento della polizia ferroviaria, con un progressivo calo degli agenti. La situazione attuale, il ripetersi di vicende come l’aggressione al capotreno dell’altro giorno, dimostra che non abbiamo parlato a vanvera. Purtroppo né i politici né, tanto meno, le istituzioni, hanno raccolto il nostro appello. Neanche una parola. Un silenzio che pesa. Anche perché altrove l’intervento degli amministratori ha portato a risultati concreti». Il tono è pacato ma i concetti espressi da Gianluca Epicoco, segretario provinciale nonché membro del consiglio nazionale del Sindacato autonomo di polizia (Sap), vanno diritti al bersaglio. Il capotreno preso a pugni dallo straniero senza biglietto, poi fuggito, ha dato la stura a una polemica destinata a tenere banco a lungo. Anche perché le segnalazioni del Sap hanno scandito un percorso durante il quale si è assistito a un dimezzamento degli agenti in forza alla polizia ferroviaria (mai sostituiti gli uomini e le donne andati i n pensione), una tendenza direttamente proporzionale all’aumento dei reati e delle situazioni di oggettiva difficoltà dei viaggiatori.
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