L'ANALISI
13 Luglio 2017 - 08:09
Carabinieri e agenti della polizia locale durante un controllo al cimitero di Cremona
CREMONA - C’è il doppio fronte dello sdegno: da una parte il dolore e la rabbia del diretto interessato, marito e padre, che ha visto violata la tomba di moglie e figlia e con quella affetti e ricordi; e dall’altra l’incredulità e lo sconcerto di chi, pur da esterno e senza complicanze personali, fatica ad accettare che qualcuno possa introdursi al cimitero e profanare un loculo per portar via un cofanetto. E c’è l’inchiesta. Serrata, adesso: perché i carabinieri, consapevoli della gravità di quanto accaduto e dell’impressione che un raid simile sempre suscita nell’immaginario popolare, pur al netto di tutti i dettagli ancora da chiarire, e nelle pieghe di una vicenda che resta per molti versi misteriosa, indagano senza tralasciare alcuna ipotesi. Vogliono approfondire. Tanto che, già ricevuta la sua denuncia lunedì 10 luglio, verosimilmente risentiranno nelle prossime ore Giuseppe Vetromilo, 78enne originario di Nicastro ma da sempre residente in città, che tre giorni fa, andato al camposanto per portare un mazzo di fiori freschi alle donne più importanti della sua vita, la moglie Mariangela Paone, nata nell’aprile del 1942 e deceduta neanche due mesi fa, il 15 maggio, e la figlia Angela Vittoria Vetromilo, scomparsa il 29 gennaio scorso ad appena 52 anni, ha ritrovato il loro sepolcro comune aperto. Il muro sbrecciato a martellate sotto la lapide di marmo richiusa. E dentro, la cassetta sparita: uno scrigno contenente bigiotteria, di nessun valore se non quello affettivo.
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