L'ANALISI
03 Luglio 2017 - 20:46
CREMONA - «Ho sentito una cosa strana, come se della gente corresse, ma non capivo. Poi, ad un certo punto, la massa si è messa a correre verso di me, sono caduta e quell’ondata mi è venuta addosso. Il mio moroso mi ha tirato fuori. Ad un certo punto credevo di morire lì». Dall’inferno di piazza San Carlo, a Torino, durante il panico di massa scoppiato la sera del 3 giugno nel corso della finale di Champions League fra Real Madrid e Juventus, con 30mila tifosi accalcati davanti al maxi schermo, una studentessa universitaria cremonese di 22 anni (studia fashion e moda a Brescia), ne è uscita con il ginocchio sinistro pieno di tagli provocati dai cocci di vetro. Le ferite gliele hanno ricucite al Pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Cremona. E ora il carteggio clinico sarà allegato alla querela che l’avvocato Luca Curatti presenterà nei prossimi giorni nei confronti dell’amministrazione comunale di Torino, guidata dal sindaco Chiara Appendino, già indagata per la pagina più buia della capitale sabauda. Quella notte, nella calca era rimasto ferito un numero impressionante di tifosi: 1.527 persone, tra cui almeno una quindicina di cremonesi ed Erika Pioletti, la 38enne di Domodossola morta, dopo dodici giorni di agonia, al San Giovanni Bosco.
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