L'ANALISI
15 Febbraio 2017 - 19:32
CREMONA - «La violenta condotta dei manifestanti, nonostante l’ampio schieramento di forze di polizia a scopo di prevenzione dei disordini, dopo alcune ore di contrasti e il lancio di lacrimogeni, ha certamente fatto sentire i cittadini in balia dei manifestanti, soggetti in grado di sovrastare anche l’imponente servizio d’ordine». E ancora: «La situazione di guerriglia urbana ha imposto una sorta di coprifuoco». «I plurimi danneggiamenti sono stati percepiti non come offesa ai singoli proprietari, ma come attacco alla collettività». «L’ordine pubblico è stato compromesso». Lo scrivono i giudici della corte d’appello di Brescia nelle 28 pagine di motivazione della sentenza di conferma della condanna (3 anni e 8 mesi di reclusione a testa) per devastazione, del cremonese Mattia Croce e del bresciano Aioub Babassi, 22 anni entrambi ed entrambi collegati al Kavarna, e del pugliese Matteo Maria Pascariello, 25 anni, studente universitario gravitante nell’orbita di Hobo, centro sociale di Bologna, già noto alla Digos di Lecce. Tutti e tre protagonisti, in concorso con altri, delle violenze scoppiate il 24 gennaio del 2015 al corteo nazionale antifascista organizzato dal centro sociale Dordoni.
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