L'ANALISI
17 Novembre 2016 - 08:45
Stefano Maffi
CREMONA - Arriva da Piacenza intorno alle dieci e un quarto del mattino: direzione mercato. In mano la custodia della chitarra «comprata nel 1996, quando mi sono separato» per quattro milioni e mezzo di lire, «perché è una gran chitarra». Stefano Maffi, 67 anni, si guarda attorno e attacca con 'La prima cosa bella' di Nicola di Bari, passa a 'Sei rimasta sola' di Adriano Celentano. Nella custodia aperta, dove la gente getta le monete, lui ha messo un foglio: «Non sono musicista, sono un esodato». E’ la storia di Stefano Maffi, ex titolare di un bar messo in ginocchio dalla crisi, riciclatosi artista di strada. «Mi sono messo in pensione, sfruttando la legge Fornero. Avevo un bar a San Nicolò, in provincia di Piacenza, poi mi è andata male per colpa della crisi cominciata nel 2009. Non riuscivo più a pagare le due ragazze, problemi con la banca». Maffi cercava di vendere il bar, «ma non trovavo acquirenti», finché il locale glielo ha comprato un cinese, «ma con i soldi almeno ho pagato le ragazze ed estinto tutti i debiti». Cercava lavoro. «So fare il barista, ma volevano solo ragazzi molto più giovani». E allora, ha pensato alla chitarra, «la mia passione». Ha cominciato a suonarla a 15 anni: «Ho imparato da solo». «Un giorno ho chiamato un’amica e cliente del bar. Suonava in un gruppo. Le ho detto che volevo fare l’artista di strada». Detto, fatto. Il ‘battesimo’ al mercato di Parma. «Sono tornato a casa con 90 euro», poi «ho preso il mio giro; alterno il mercoledì a Cremona, Fidenza, Castelleone, il venerdì o il martedì vado a Reggio Emilia, il sabato a Cremona». Ogni mese ‘tira su’ «seicento euro, a saperlo, lo facevo prima», sorride Maffi, che torna a suonare il suo repertorio anni Sessanta (pago la Siae). «Canto anche in inglese, i Beatles, Bob Dylan». E in omaggio a Leonard Cohen, il poeta della musica scomparso lunedì 14 novembre, intona un Hallelujah da brividi.
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