L'ANALISI
11 Novembre 2016 - 06:52
Un controllo della polizia ferroviaria su un treno
CREMONA - «Sono salva per miracolo»: il giorno dopo l’ancora misterioso agguato sul treno, Monica Conca reagisce da donna forte. Prova a superare lo choc e il ricordo del sangue, «che questa notte si è ripresentato svegliandomi sotto forma di due flash», e lo fa reagendo. Già pronta a ripartire. Dalla consapevolezza che il dramma di cui è rimasta vittima poteva essere, anche, tragedia. E lo sa bene, la 54enne di Malagnino: «La coltellata al collo - riferisce - ha lesionato una vena ma non la giugulare, solo sfiorata dalla lama impugnata da quel pazzo. Pochi millimetri e sarebbe stata la fine. E poi quello ha tentato anche di accoltellarmi all’addome: per fortuna il piumino pesante che indossavo ha attutito il colpo e mi ha salvata». Parla con la voce bassa, Monica. Lo fa dal letto del reparto di Chirurgia Vascolare, al quarto piano dell’ospedale Maggiore, in cui è ricoverata. Sta meglio. Al fianco, all’ora delle visite, lo zio Erminio. La assiste mentre la cremonese prova a mangiare. E intanto rivive la paura. Dall’inizio alla fine.
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