SOS ACQUA
26 Agosto 2016 - 13:28
CREMONA - Partenza con polemica per le unioni civili. La minoranza boccia la decisione della giunta di garantire parità di trattamento alle coppie dello stesso sesso consentendo per la celebrazione della cerimonia le stesse sale del Comune riservate ai matrimoni tra uomo e donna. “Cremona avrebbe dovuto seguire l’esempio di Piacenza, dove il sindaco Pd Paolo Dosi ha stabilito per le unioni civili non il salone che ospita i matrimoni civili ma gli uffici dello Stato civile”, va all’attacco Maria Vittoria Ceraso, consigliere della Lista Perri.
A Cremona il ‘sì’ tra gay potrò essere pronunciato a Palazzo comunale, nelle stesse location dello scambio di fedi tra etero (sala Giunta, sala Quadri, sala Consulta, sala Azzurra, sala Rosa, sala ex Violini). E alle stesse tariffe. L’unica differenza riguarda i residenti e i non residenti che dovranno pagare un po’ di più, oltre a versare, nell’identica misura, una cauzione.
Bocciata in materia di unioni civili dalla Lista Ceraso, la giunta viene invece promossa a pieni voti dall’Arcigay. “Il Comune di Cremona ha provveduto con rapidità a recepire la legge sulle unioni civili, che prevede la perfetta parità con i matrimoni eterosessuali, pertanto tutti i regolamenti comunali che disciplinano i matrimoni valgono anche per le unioni civili, e lo stesso vale per le forme della celebrazione”, dice Gabriele Piazzoni, segretario nazionale dell’associazione. “Fortunatamente – continua . Cremona sta rispettando la legge e non ha fatto come pochi altri comuni che per motivi ideologici si stanno inventando procedure differenziate, cosa per la quale qualsiasi cittadino potrà trascinarli in giudizio per violazione della legge e che costringerà Prefetti e Tribunali ad agire d'autorità nei prossimi mesi per ripristinare lo stato di diritto, dato che si tratta di trattamento discriminatorio non consentito dalla legge”.
Piazzoni è invece duro con gli esponenti del centrodestra che hanno annunciato obiezione di coscienza. “Per quanto attiene le polemiche nostrane, pur essendo un diritto dei consiglieri comunali rifiutarsi di celebrare Unioni Civili esattamente come possono rifiutarsi di celebrare Matrimoni, è un peccato che i consiglieri Alessandro Carpani, Alessandro Fanti, Ferruccio Giovetti e Carlalberto Ghidotti (i primi due della Lega, gli altri di Forza Italia, ndr) abbiano preso questa decisione" Secondo Piazzoni, si tratta di una posizione ideologica ormai datata e fuori dalla storia. Un po' come i consiglieri comunali che negli anni '50 non volevano unire in matrimonio civile gli sposi, ritenendo che l'unico matrimonio possibile fosse quello religioso. Nessuno si ricorda di quei consiglieri e se ce ne ricordiamo suscitano sorrisi di compassione e stupore, lo stesso succederà con queste posizioni”.
Conclusione al vetriolo. “Siamo in un Paese occidentale che fa della tutela delle libere scelte dell'individuo uno dei suoi pilastri: se il rispetto della libertà altrui è un concetto così doloroso per certi politici, possono senza problemi trasferirsi in Iran o in Arabia Saudita, probabilmente vi si troverebbero meglio”.
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