SOS ACQUA
18 Agosto 2016 - 09:02
Musulmani a messa in duomo e nel riquadro Licio D'Avossa
CREMONA - «Certe forme di integralismo ormai fuori dalla storia, così come quelli che giudico allarmanti rigurgiti pre-conciliari (peraltro in palese contrasto con la linea della Chiesa) mi preoccupano molto. Ma confido che non facciano breccia nel cuore delle persone semplici e concrete: quelle — per intenderci — che tendono la mano al prossimo riconoscendo nell’altro il volto di Cristo, guardando alla sostanza del Vangelo più che a sottigliezze (o astrusità?) teologiche, o a commi del diritto canonico buoni per arrampicarsi sugli specchi». Non fa nomi, Licio D’Avossa, ex politico di lungo corso nelle file del Pci cremonese, poi presidente del Tribunale dei Diritti del Malato, filantropo-volontario con l’associazione Cremona For Kenya e promotore di iniziative solidaristiche nel segno del dialogo interreligioso come la Carovana della Pace. Non fa nomi, ma punta chiaramente l’indice verso don Giuseppe Nevi e i suoi molti sostenitori dentro e fuori dalla parrocchia di Sant’Imerio; al centro della polemica dopo la netta e pubblica presa di posizione (ignorata dal sito della Diocesi) che ha bollato come ‘eresia’ la partecipazione di esponenti musulmani al rito tenuto in cattedrale in ricordo del parroco brutalmente assassinato in Francia. Una ‘eresia’ evidentemente condivisa dal parroco del duomo monsignor Albero Franzini e dallo stesso vescovo Antonio Napolioni, che diversamente avrebbero bloccato l’iniziativa. «Penso che il Vangelo indichi un’altra strada: basata sulla collaborazione e la comprensione reciproche».
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