L'ANALISI
01 Luglio 2016 - 08:58
I carabinieri a Castelvetro durante l'Aemilia
CASTELVETRO — «Mi dissero: Questo capannone è nostro, adesso i tuoi dipendenti devono andarsene». E’ una testimonianza difficile, perché comprende minacce e paura, quella rilasciata giovedì 30 a Reggio Emilia dall’imprenditore castelvetrese dal quale ha avuto origine l’operazione Aemilia contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord. Come più volte sottolineato dagli inquirenti, infatti, fu proprio l’incendio di una vettura avvenuto a Castelvetro nel settembre 2009 (fatto imputato a ignoti) a suonare come campanello d’allarme. Quell’auto era di N. R., che successivamente fu anche vittima di tentata estorsione. Ed è proprio di quest’ultimo aspetto che ha parlato di fronte al pm Marco Mescolini, spiegando i suoi rapporti con i fratelli Pierino e Pasquale Vetere e con Francesco Lerose. Dopo l’arresto l’imprenditore ricevette telefonate da conoscenti dei tre per fargli ritirare la denuncia.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris