L'ANALISI
15 Giugno 2016 - 18:24
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Resta a Cremona il caso «tennis scommesse», il procedimento che vede accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, cioè a truccare molti tornei internazionali, tra i quali Wimbledon, edizioni 2008 e 2009, e il Roland Garros del 2010, i tennisti azzurri Daniele Bracciali e Potito Starace, il ds del Perugia Calcio, Roberto Goretti, i bolognesi Manlio Bruni e Francesco Giannone, già commercialisti dell’ex bomber della Nazionale, Beppe Signori, ed Enrico Sganzerla, anche lui commercialista, ma di Verona, il 3 giugno scorso condannato dalla corte d’appello di Venezia a 5 anni di reclusione, contro i sette anni e mezzo inflitti in primo grado con il rito abbreviato, per aver tentato di uccidere la fidanzata Laura Roveri, viva per miracolo, all’uscita di una discoteca di Vicenza, il 12 aprile del 2014.
Mercoledì 15 giugno il gup, Letizia Platè, ha respinto l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dai difensori, per i quali competente era, invece, la procura di Arezzo. Non solo. Il gup Platè non ha ammesso come parte civile la Fit, Federazione Italiana Tennis. Resta, nel processo, il Coni. I commercialisti Bruni e Giannone, già usciti dal caso calcioscommesse con un patteggiamento, hanno intenzione di patteggiare anche nel caso tennis. Stessa scelta l’ha fatta Sganzerla. Le loro posizioni oggi sono state stralciate e rinviate davanti al gup, Christian Colombo, all’udienza del 22 settembre prossimo. Mentre il prossimo primo luglio, il gup Platè deciderà se accogliere la richiesta del procuratore, Roberto di Martino, di rinviare a giudizio Bracciali, Starace e Goretti.
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