L'ANALISI
27 Maggio 2016 - 08:31
Il consiglio provinciale di giovedì 26 maggio
CREMONA - E’ stato un consiglio provinciale molto teso quello che si è tenuto giovedì 26 maggio nel pomeriggio a Cremona. A renderlo tale è stata la discussione sul tema degli accorpamenti tra istituti scolastici, che da diverse settimane ormai vede in atto un braccio di ferro tra il territorio cremasco e il capoluogo. Dopo un’ampia presentazione del lavoro complesso e dettagliato da parte dei tecnici della Provincia, a seguito di un iter condiviso durato mesi, i consiglieri provinciali Stefania Bonaldi, Gianluca Savoldi, Pietro Fiori, Gianni Rossoni e Fabio Calvi hanno fatto mancare il numero legale a metà consiglio, impedendo che si votasse sul dimensionamento scolastico.
In discussione c’era la proposta portata in consiglio dal presidente Carlo Vezzini: istituto Stanga provinciale e ancora legato e dipendente da Cremona e unione tra il liceo artistico Munari (che perderebbe la propria sede cremonese) e il professionale Marazzi. Un’ipotesi assolutamente non gradita alle scuole cremasche, che dal canto loro hanno supportato la soluzione che lo Stanga di Crema e la scuola Casearia di Pandino si stacchino dal capoluogo per fondersi con il Marazzi, creando il polo agrimeccanico, e che il liceo Munari si accorpi al corso grafico dello Sraffa, col quale esiste affinità. Dopo un’animata discussione, quando Vezzini ha chiesto chi voleva votare o rinviare, la maggioranza (7 a 5) ha optato per il voto. E’ stato a quel punto che i cinque consiglieri cremaschi sono usciti dall’aula facendo mancare il numero legale, che è di otto.
«E’ stata una decisione sofferta — spiega Bonaldi — che ci amareggia e della quale non siamo fieri. Avremmo preferito ottenere un rinvio senza arrivare a dover compiere questo gesto. Riteniamo che l’argomento meriti un approfondimento per vedere di arrivare ad una soluzione condivisa. Il presidente Vezzini doveva capire di fermarsi un attimo prima». E invece si è preferito andare allo scontro. Il consiglio provinciale dovrà essere riconvocato per deliberare sugli accorpamenti. Non prima di una mediazione che appare difficile.
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